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Per essere certo che i tuoi prodotti siano conformi alle normative di sicurezza europee, la soluzione è quella di avvalersi di una società terza che svolga i test di laboratorio.

Svolgere dei test è fondamentale quando importi articoli dalla Cina, ma devi sapere anche quando è il momento giusto per testare i tuoi prodotti e come dovresti gestire un test dall’esito negativo.

Per essere importati legalmente all’interno dell’Unione Europea, molti prodotti quali l’arredamento, l’abbigliamento o le plastiche devono essere conformi alla normativa REACH.

Cos’è la normativa REACH?

Il REACH (Registrazione, Valutazione, Autorizzazione e Restrizione delle Sostanze Chimiche) è una normativa dell’Unione Europea che regola la produzione, l’importazione e la vendita delle sostanze chimiche o dei prodotti finiti che contengono sostanze chimiche. Stiamo quindi parlando della maggior parte dei prodotti presenti sul mercato.

Come per la normativa CE, anche per la normativa REACH vale la stessa regola: quando si importano merci da un paese extra-europeo la responsabilità della conformità della merce spetta esclusivamente all’importatore. Ripeto, la responsabilità – sia civile che penale – non ricade nel fornitore cinese bensì nell’importatore.

Lo scopo della normativa REACH è quello di limitare l’esposizione dei cittadini a certe sostanze chimiche (specialmente quelle considerate tossiche). Tra le più di mille sostanze regolate dal REACH, alcune sono espressamente proibite mentre per altre esistono dei margini di tolleranza e il prodotto è dichiarato conforme se la percentuale di una data sostanza è inferiore a una certa soglia.

Come importatore, i fattori fondamentali da considerare sono due:

a) Se il prodotto che intendi importare deve essere conforme alla normativa REACH.

b) Se il fornitore cinese da cui intendi acquistare le merci possiede la capacità per realizzare un prodotto conforme (non si tratta di un dettaglio in quanto molti fornitori semplicemente non possiedono la tecnologia e le conoscenze adatte per realizzare un prodotto a norma europea).

Quali sono i prodotti regolati dalla normativa REACH?

Quasi qualsiasi oggetto composto da atomi contiene sostanze chimiche. Questo significa che quasi tutti i prodotti sono regolati dalla normativa REACH? No, non è esattamente così.

E allora come si fa a capire se un prodotto deve essere conforme alla normativa? Uno dei metodi più validi è quello di chiederti se il prodotto in questione espone l’utente a una o più sostanze chimiche. Questo include, ma non si tratta di una lista esaustiva, le seguenti categorie di prodotti:

  • Contenitori di cibo
  • Prodotti in gomma
  • Prodotti in plastica o PVC
  • Giocattoli
  • Inchiostro
  • Vernice
  • Neoprene
  • Colla
  • Pneumatici
  • Cavi
  • Tubature
  • Arredamento
  • Tessuti, calzature e pelletteria

Un altro modo per capire se un prodotto dovrebbe essere testato per accertarne la conformità alla normativa REACH è quello di focalizzarsi sulle sostanze chimiche contenute dal prodotto. In particolare, un prodotto che potrebbe contenere una o più delle sostanze seguenti dovrebbe essere testato:

  • Piombo
  • Coloranti azoici (ovvero coloranti artificiali)
  • Idrocarburi policiclici aromatici
  • Ftalati (o plastificanti)
  • Acido perfluoroottanoico (impermeabilizzante)
  • Nickel

Tieni presente che le sostanze regolate dal REACH sono più di mille; qui abbiamo elencato solo quelle principali.

Tessuti e colorante azoico

Nel febbraio del 2013 l’Unione Europea ha esteso la direttiva REACH anche ai coloranti azoici, ovvero ai coloranti artificiali utilizzati per realizzare capi di abbigliamento e tessuti di colore intenso e luminoso.

Stiamo parlando di circa la metà dei vestiti e tessuti che vengono prodotti ogni anno. In realtà buona parte dei coloranti azoici proibiti sono caduti in disuso già all’inizio degli anni Novanta. Qui trovi una lista completa.

Non sempre però i fornitori cinesi rispettano la normativa REACH.

Tanti fornitori cinesi non hanno neanche mai sentito parlare di “normativa REACH”, figurati se possono realizzare prodotti conformi! Non c’è troppo da stupirsi, dopotutto si tratta di leggi europee, mica cinesi. L’unico modo per determinare se un dato fornitore abbia la capacità per realizzare un prodotto conforme alla normativa REACH è quello di far testare un campione del prodotto presso un laboratorio specializzato.

Il primo passo è quello di richiedere al fornitore i risultati di un eventuale test effettuato per un cliente passato. Anche se l’unico modo per essere sicuri che la tua merce sia conforme è quello di far testare un campione proveniente dalle merci prodotte per te, il fatto che un fornitore sia riuscito a realizzare un prodotto conforme in passato significa che è probabile che riuscirà a realizzare un prodotto conforme anche nel tuo caso.

Se invece il fornitore non possiede nessun risultato dei test concernente produzioni passate ti consigliamo di ipotizzare che non abbia mai realizzato un prodotto conforme. Questo significa che, scegliendo tale tipo di fornitore, correrai il rischio che le tue merci non riescano a passare il test, ovvero che non siano conformi alla normativa REACH. Sei sicuro di voler correre questo rischio?

Test REACH

Un test di conformità REACH richiede un laboratorio sofisticato e una buona dose di conoscenza scientifica. La maggior parte degli importatori e delle aziende manifatturiere non possiede né l’uno né l’altra. È quindi necessario rivolgersi a un laboratorio specializzato.

Nel caso il test REACH assuma un’importanza cruciale (quando si importa PVC, ad esempio) allora è essenziale far eseguire il test prima di aver pagato il saldo finale e che le merci vengano inviate in Italia. Ecco una lista dei migliori laboratori internazionali che hanno una sede anche in Cina:

  • SGS
  • Bureau Veritas
  • Asiainspection
  • TÜV

Come posso utilizzare un rapporto del test REACH?

Un rapporto dei test REACH enumera tutte le sostanze chimiche testate e, tra queste, le sostanze presenti nel campione. Se il test è negativo, ovvero il prodotto testato non contiene alcuna sostanza proibita ed è dunque conforme alla normativa, allora dovresti vedere “ND”, ovvero “not detected”, che in italiano significa “non trovate”.

Ecco un esempio di rapporto REACH:

Il rapporto del test può essere utilizzato per dimostrare che il prodotto importato è conforme alla normativa REACH, nel caso le autorità doganali (o altri organismi di controllo), o Amazon ti richiedano, appunto, di provare che il tuo prodotto rispetta la normativa.

Cosa succede quando il test fallisce?

Non si può mai essere sicuri che il prodotto passerà il test.

Vi raccontiamo un esempio di un cliente tedesco che era in procinto di importare PVC per assemblare dei giocattoli.

Il problema del PVC è che contiene diverse sostanze tossiche; è quindi essenziale far eseguire il test REACH per assicurarsi che tali sostanze siano entro i limiti consentiti.

E’ stato informato il fornitore che avrebbe dovuto realizzare il PVC rispettando gli standard REACH. Tre settimane più tardi, a produzione avvenuta, è stato ricevuto il risultato dei test da parte di SGS: il campione non aveva passato il test perché, tra più di cento sostanze per cui era stato testato, possedeva l’1.5% in più di una sostanza proibita.

Un’inezia, ma non si può certo andare a negoziare con l’Unione Europea. Il test era fallito e, di conseguenza, tale PVC era da considerarsi illegale in Europa (almeno se utilizzato per costruire dei giocattoli, notoriamente uno dei prodotti più regolati).

Come se non fosse abbastanza, i risultati dei test erano arrivati troppo tardi, quando le merci si trovavano già in un container in mezzo all’oceano. La colpa non era del laboratorio, bensì del cliente, che aveva piazzato l’ordine troppo tardi e, avendo ormai un bisogno urgente della merce per rispettare i contratti con i grossisti a cui vendeva i giocattoli, aveva deciso di far spedire il carico nonostante i risultati del test non fossero ancora arrivati.

Quello che lo salvò fu il fatto di non aver ancora pagato il saldo finale e, inoltre, di aver firmato un accordo di vendita che prevedeva questo genere di situazioni.

In poche ore il cliente riuscì ad ottenere un grosso sconto dal fornitore, che dopotutto non aveva rispettato il contratto in quanto il PVC non era risultato conforme alla direttiva REACH.

Il cliente alla fine non perse niente visto che, anche se il PVC acquistato non poteva essere utilizzato per produrre giocattoli, era comunque conforme alla direttiva per un uso industriale (dove le norme sono meno stringenti che nel campo dei giocattoli).

Occhio perché il fornitore non era esattamente l’ultimo arrivato. Si tratta, a mio parare, di uno dei migliori fornitori di PVC della Cina. Qualche settimana dopo si scoprì che il problema non era stato causato dai materiali utilizzati, bensì da un macchinario che perdeva un lubrificante che contaminò il prodotto durante la fase di produzione.

Ovviamente un prodotto chimico come il PVC non può essere modificato o riparato. Se non è conforme non c’è niente da fare. E se ti capitasse di scoprire la non-conformità del prodotto dopo che la merce avrà già lasciato la Cina rischierai di perdere l’intera somma investita!

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